Viral marketing

Viral marketing

Viral marketing 

 

Quando una pubblicità, uno slogan, un jingle pubblicitario, una foto o un video che promuovono un determinato prodotto, invadono la rete ed i social e molti utenti si ritrovano a condividere e quindi a sponsorizzarlo spontaneamente, si parla di Viral Marketing o Marketing virale. 

 

Vediamo subito come nasce, cos’è e come si struttura una campagna di Viral Marketing 

 

 

Etimologia del viral marketing 

 

Mai come per altre strategie di marketing, l’etimologia della parola ci aiuta a comprendere di che tipo di strategia stiamo parlando. 

 

Questa strategia di marketing è infatti associabile all’aspetto epidemiologico dei virus: un paziente “infetto”, che ha cioè subito l’influsso di un messaggio pubblicitario o di un brand, contagia un individuo sano, ovvero qualcuno che ancora non è a conoscenza dell’azienda e del suo prodotto. 

 

Molte campagne pubblicitarie di grande portata e successo vengono definite virali, ma in realtà solo quelle dove avviene un passaparola fra utenti possono essere definite tali. 

 

Nel viral marketing infatti si parla di “Buzz”, ovvero il passaparola, che è l’unico mezzo di trasporto del messaggio, un messaggio ben strutturato di cui si sviluppa soprattutto la “shareability”, ovvero la possibilità che venga diffuso. 

 

 

Struttura di una campagna di viral marketing 

 

 La struttura di una campagna virale è molto simile a quelle delle altre campagne di marketing: si comincia dall’individuare gli obbiettivi, stabilire il giusto target, scegliere le KPI più adatte allo scopo della campagna.  

 

La differenza sta nel focus massimo sul contenuto 

Nel marketing si sente spesso dire che “Content is king” e mai come in questo caso possiamo dire quanto sia vero.  

 

L’investimento principale che fa un brand in questa tipologia di campagne è proprio sul contenuto, che deve avere delle caratteristiche specifiche: 

 

  • Essere accattivante: un contenuto virale nasce per essere letto ed essere ricordato, il tutto in un tempo minimo. 
  • Essere semplice: meno sono le parole e più sono semplici, meglio le persone le ricorderanno. 
  • Utilizzare giochi di parole: essere semplici non significa essere poco creativi. Al contrario infatti i contenuti virali richiedono un grande sforzo creativo da concentrare in contenuti brevi ma di effetto. 
  • Effetto sorpresa: il contenuto deve avere un grande impatto sulla mente degli utenti che dovranno sentirsi spinti a ricondividerlo in tutta spontaneità. 

 

 

Formati di viral marketing 

 

I formati più utilizzati nel marketing virale sono: 

 

  • I video: come sempre lo scorrere di immagini e parole insieme crea il maggior coinvolgimento degli utenti 
  • meme: il modo migliore per creare viralità sta nell’ironia. Come nella vita reale un sorriso ed una risata sono contagiosi, così lo sono nel web; 
  • Le gif: il loro aspetto e carattere ibrido fra il video ed il meme li rende un contenuto perfetto per scatenare la viralità 

 

Ma tra i formati utilizzati nel viral marketing è bene citare anche il Guerrilla marketing”, ovvero quel marketing che sfrutta strumenti lowcost e non convenzionali per massimizzare i risultati, e l’ambient marketing, ovvero la collocazione in maniera non convenzionale di messaggi pubblicitari in strade, vie e piazze. 

 

Un altro formato molto utilizzato nel viral marketing è quello dei contest: gli utenti sono chiamati a replicare una certa azione e spesso a sfidarsi fra loro, contribuendo spontaneamente alla trasmissione del messaggio di un brand. 

 

 

 

 Vantaggi del viral marketing 

 

Come possiamo facilmente intuire, i vantaggi legati al viral marketing sono numerosi: 

 

  • Inziative low cost: le campagne virali non richiedono grandissimi budget per essere sostenute. Il loro successo sta infatti nella ricondivisione da parte degli utenti che sceglieranno mezzi e piattaforme. L’investimento principale è solo quello nella creazione e produzione del contenuto. 
  • È un’operazione poco invasiva: una volta indirizzato al primo giusto target, la rincondivisione sarà ad un pubblico simile che possa sentirsi coinvolto e partecipe. L’utente non si sente “disturbato” dal brand, al contrario sente la voglia di partecipare al suo messaggio. 
  • L’aumento della brand awareness: senza uno sforzo eccessivo da parte dell’azienda, il suo messaggio viene veicolato ad una grande portata che gli permette di aumentare la sua popolarità. Inoltre la condivisione è da sempre uno strumento di social proof, assicurando dunque all’azienda anche una maggiore credibilità. 

 

Viral marketing: la chiave è la condivisione 

 

L’unicità del viral marketing sta come abbia detto nel passaparola, per dirlo in termini social nella condivisione. 

 

Questa condivisione deve avere due caratteristiche importanti: semplicità e velocità.  

 

Per tenere fede a questi due aspetti è fondamentale studiare bene la prima condivisione nel formato e nella piattaforma giusta. 

 

È importante capire bene il tipo di formato che meglio si adatta al messaggio che vorremmo mandare.  

 

Per alcune comunicazioni del brand potrebbero essere giuste un’immagine o un gif, per altre il video, per altre ancora un semplice copy in un post.  

 

Una volta individuati contenuto e forma, va scelta la giusta piattaforma.  

 

Per le sole parole sappiamo che Twitter o Facebook sono le piattaforme ideali, per i video abbiamo Youtube ed in alcuni casi Instagram, per le immagini sempre quest’ultimo. 

 

La scelta della giusta piattaforma aiuterà e spronerà gli utenti a condividere. 

 

 

 

Tool per capire come stimolare condivisioni 

 

Come per tutte le strategie di marketing, anche per quello viral possiamo contare su alcuni tool importanti.  

 

Ecco i principali da utilizzare: 

 

  • Newsship: è una piattaforma che traccia i contenuti sui diversi social che hanno ricevuto più condivisioni e che hanno maggiormente coinvolto gli utenti. Classifica inoltre i contenuti in base alla velocità con cui sono stati ricondivisi. 
  • Kingsumo: consente di incrementare velocemente il numero di contatti della propria mailing list. È un tool molto facile da usare che consente di creare campagne illimitate a costo zero che possono essere ricondivise grazie ad una sezione apposita che contiene tutti i social. 
  • Buzzsumo: è forse il migliore tool al momento perché è quello che ha maggiori opzioni. Questo strumento setaccia il web per scovare i contenuti più interessanti; valuta e classifica le keyword per argomento in base al numero di condivisioni; fornisce una lista degli influencers che potrebbero aiutare a rendere il contenuto virale. 

 

 

Esempi di viral marketing 

 

Dopo aver analizzato bene cosa sia e come strutturare e monitorare una campagna virale, vediamone alcune che sono esempi perfetti di quanto detto. 

 

  • Spot Volvo: è uno spot in cui il protagonista è Van Damme che mette alla prova l’affidabilità e la stabilità dei truck Volvo facendo una spaccata fra due camion. 
  • L’ice bucket challenge, che non vede un brand protagonista ma un’associazione benefica è un ottimo esempio di viral marketing. Si trattava infatti di una campagna contro la sclerosi multipla. 
  • La campagna Alexa has lost her voice di Amazon è un altro esempio: l’assistente vocale si ammala per finta, suscitando il panico dei più e il suo posto viene preso da attori e cantanti famosi. 
  • Ci spostiamo in Italia per segnalare lo spot Motta del Buondi. Si tratta della pubblicità che vede protagonista una bambina molto elegante per la sua età che chiede con tono quasi nobiliare alla madre “una colazione che possa soddisfare la sua voglia di leggerezza e gusto”. Quest’ultima le risponde con un sonoro “che mi colpisca un asteroide se esiste una colazione cosi”. Il resto è diventato storia in gif e meme. 

 

Il marketing virale dunque è una di quelle tecniche sicuramente da includere una tantum all’interno della propria strategia di marketing per la sua freschezza e la sua alta probabilità di successo. 

Barbara A.

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